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I segreti del liquido amniotico

Pubblicato il : 2014-02-22, Visualizzazioni : 3728,

È la "casa" che ospita e tiene al calduccio il bebè per nove mesi, che lo protegge dagli urti e attutisce i rumori, che lo culla dolcemente e gli consente di muoversi in libertà. Ecco tutti i segreti del liquido amniotico.

42-15204793-È il prezioso liquido in cui è immerso il feto all'interno dell'utero materno e riveste funzioni importantissime: "Innanzitutto difende il bambino dalle infezioni, come una bolla d'acqua sterile che lo isola dal mondo esterno, e poi lo protegge dagli urti, attutisce i rumori, che a lui arrivano come ovattati, ed evita che, con i suoi movimenti, il bebè possa schiacciare il cordone ombelicale o le sue stesse strutture anatomiche", spiega Monica Calcagni, ginecologa a Roma. "Grazie a questa bolla d'acqua, il bambino può compiere i suoi movimenti in libertà, fino a fare la capriola finale che gli consentirà, nell'ultimo trimestre, di posizionarsi a testa in giù pronto per nascere".

Il liquido amniotico non ha funzioni nutritive, tuttavia il feto lo deglutisce di continuo, per poi eliminarlo attraverso le urine che, da una certa epoca gestazionale in poi, saranno il costituente principale del liquido stesso: urine "pulite" e prive di scorie, più simili a una soluzione fisiologica che alla pipì che produrrà dopo la nascita.

Oltre a deglutire il liquido amniotico, il feto lo inala e in tal modo favorisce l'espansione dei polmoni, stimolandone lo sviluppo.

Se è troppo o se è poco

La quantità del liquido amniotico è un segnale importante del benessere del feto e per questo durante le visite periodiche il ginecologo controlla, sia visivamente sia attraverso l'ecografia, se la sua quantità è ottimale: "Un eccesso di liquido amniotico (poliidramnios), specie se associato a una macrosomia fetale, potrebbe essere il segnale di una patologia materna, come l'intolleranza glicemica o il diabete gestazionale" sottolinea Monica Calcagni; "una carenza (oligoidramnios), invece, potrebbe segnalare problemi nello sviluppo dell'apparato digerente del feto o un'anomalia renale, oppure una rottura parziale delle membrane di cui la futura mamma non si è accorta".

E al momento del travaglio...

Dopo aver cullato il bebè per nove mesi, il liquido amniotico gli dà l'aiuto finale per venire alla luce: all'inizio del travaglio il sacco amniotico, sollecitato dalle spinte del bambino, si rompe e dà il via alla produzione di prostaglandine, che innescano le contrazioni e gli consentono di sgusciare fuori.

Articolo di Angela Bisceglia



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