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Bronchiolite: attenzione ai più piccoli

Pubblicato il : 2013-02-21, Visualizzazioni : 1925,

Oltre a quello influenzale, c'è un altro virus che circola proprio in questi giorni: si tratta del virus respiratorio sinciziale (VRS), che provoca varie forme di raffreddore, faringite, tosse, broncospasmo e febbre. E, soprattutto nei bimbi di età inferiore ai 12-24 mesi, può causare la bronchiolite, una forma infettiva che, specie nei lattanti, rende spesso necessario l'accesso al Pronto Soccorso e, a volte, il ricovero.

BronchioliteUn virus più diffuso dell'influenza

Dato che entro i 3 anni di età contagia il 100% dei bambini, il VRS è il principale agente patogeno nelle infezioni delle vie respiratorie dei più piccoli. "Quest'anno l'epidemia si è presentata puntuale a dicembre e si sta dimostrando più attiva dell'anno scorso. Secondo i dati di Sorveglianza delle infezioni acute dell'apparato respiratorio, diramati dall'Istituto di Igiene dell'Università di Genova, i casi osservati nell'area metropolitana genovese la scorsa settimana sono 2 volte e mezzo superiori all'atteso, molto più numerosi rispetto all'influenza", spiega Giovanni Rossi, direttore dell'Unità Operativa di Pneumologia e Allergologia dell'Ospedale Pediatrico Gaslini di Genova. "In una stessa stagione l'epidemia di virus respiratorio sinciziale può registrare anche più di un picco, prima di terminare in genere con il mese di marzo".

Colpisce le vie respiratorie

Rispetto ad altri, il VRS è molto resistente: riesce a sopravvivere più di 40 minuti nell'ambiente esterno. Ed è così diffuso che in genere chi è a contatto con un bambino infetto diventa "portatore", cioè non solo contrae l'infezione, ma la trasmette anche ad altri. Negli adulti e nei bambini più grandicelli i sintomi possono essere simili a quelli dell'influenza e, di solito, si risolvono nell'arco di pochi giorni. Nei più piccoli, invece, l'infezione può progredire sino alla bronchiolite: aumenta la frequenza del respiro e compaiono sibili o rantoli crepitanti, spesso fino a un quadro di vera insufficienza respiratoria. "La bronchiolite è tanto più grave, quanto più il bambino è piccolo: la prematurità, il basso peso alla nascita e l'età inferiore ai 6 mesi, oltre al fatto di avere un fratellino o di frequentare il nido, rappresentano i fattori di rischio più importanti. Purtroppo, gli anticorpi ricevuti dalla mamma non riescono a proteggere il bambino da questa infezione", osserva Giovanni Rossi. "Inoltre, è vero che i lattanti sono i più colpiti, ma già dall'anno scorso abbiamo notato che sta aumentando anche il numero dei bambini più grandicelli, fino a 3 o 4 anni di età, nei quali il virus provoca sintomi comunque importanti, come crisi di bronchite asmatica".

Più a rischio i prematuri

La categoria più a rischio è quella dei bambini nati pretermine, tanto che per loro esiste una specifica profilassi, secondo un protocollo stabilito dalla Società Italiana di Neonatologia: consiste in iniezioni mensili di un farmaco a costo molto elevato (il palivizumab), eseguite soltanto presso i Centri specializzati di follow-up dei pretermine. La prescrizione viene decisa in base al grado di prematurità e all'eventuale presenza di altre patologie o fattori di rischio. Per i nati tra le 32 e le 35 settimane, la prevenzione è prevista solo in presenza di specifici fattori di rischio. Per i lievemente pretermine, nati alla 35ª o 36ª settimana in assenza di patologie croniche di base, invece, la profilassi non è abitualmente raccomandata. "In caso di bambini a rischio, con patologie croniche, sarebbe meglio evitare la frequenza al nido nei periodi epidemici", suggerisce l'esperto. "Per tutti gli altri, l'unica prevenzione possibile si basa sulla cura dell'igiene".

La terapia a casa (e in ospedale)

Si calcola che durante la stagione epidemica il 50% dei ricoveri per bronchioliti e il 25% di quelli per polmoniti nei bambini piccoli siano causati da VRS. Ma trattandosi di un virus, la medicina ha le armi spuntate. La terapia può essere solo sintomatica: gli antibiotici non servono, a meno che non si associno o non compaiano infezioni batteriche. Se il bambino non si nutre a sufficienza, respira male e ha un basso indice di ossigenazione del sangue arterioso (misurata con il saturimetro dal pediatra curante o al Pronto soccorso), viene ricoverato per essere sottoposto alle cure del caso.

 

Articolo di Chiara Sandrucci



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