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Fumare in gravidanza fa male

Pubblicato il : 2013-07-31, Visualizzazioni : 2485,

Fumare in gravidanza è pericoloso per il nascituro, eppure molte donne fumatrici non smettono neppure quando sono incinte: il 10-12% di loro non riesce neanche a ridurre il numero delle sigarette giornaliere. Anche se il fumo non comporta automaticamente un danno per la salute del nascituro, i rischi aumentano. E sono tanto maggiori quanto più alto è il numero di sigarette consumate.

Fumare in GravidanzaNeonati sottopeso
Il fumo di tabacco contiene circa 4800 sostanze dannose, di cui 80 sicuramente carcinogene. La conseguenza più frequente del consumo di sigarette nei nove mesi è che il bambino abbia un basso peso alla nascita. Questo fenomeno è dimostrato statisticamente, ma è stato anche evidenziato un rapporto diretto di causa ed effetto. Il fumo di tabacco contiene, fra l’altro, il monossido di carbonio (CO), che penetra nei polmoni e sottrae ossigeno: diminuisce così l’ossigenazione del feto, provocando un rallentamento della sua crescita. Inoltre, la nicotina provoca un vasospasmo, ovvero un restringimento momentaneo delle arterie, per cui si riduce il flusso sanguigno. In definitiva, il fumo danneggia il flusso sanguigno che arriva al feto tramite la placenta, sia dal punto di vista della qualità sia da quello della quantità.
E’ possibile quantificare esattamente l’aumento del rischio? Di fatto dipende da quante sigarette si fumano. L’unica soglia di sicurezza è zero sigarette.

Altri rischi
Meno frequentemente, il fumo in gravidanza può causare problemi più seri, da considerare rischi aumentati e non conseguenze inevitabili, come:

    • aborti spontanei,
    • parti prematuri,
    • placenta previa,
    • gravidanze extrauterine,
    • problemi respiratori del neonato.

Inoltre, anche se per fortuna si tratta casi relativamente rari, crescono in modo significativo le morti in culla dei neonati di donne che hanno fumato durante la gravidanza, con una frequenza proporzionale al numero di sigarette. Non va dimenticato, infine, che anche la salute della madre può essere danneggiata dalla nicotina. Oltre ai rischi che tutti conoscono, come le malattie dell’apparato cardiocircolatorio, una donna incinta che fuma si espone a un pericolo ulteriore: aumenta, per esempio la probabilità di tromboflebiti, infiammazioni delle vene che possono dare origine a una tromboembolia.

Prima si smette, meglio è
La cosa migliore da fare, dunque, è interrompere l’abitudine del fumo ancora prima di cominciare una gravidanza. Se una donna smette di fumare subito prima dell’inizio della gestazione, per quanto riguarda la salute del bambino è come se non avesse mai fumato. Può capitare, però, che l’attesa sia inaspettata, o che la mamma non si accorga subito di essere incinta. Niente paura: si è sempre in tempo a buttar via le sigarette.

Lo dimostra anche una ricerca pubblicata nel luglio 2011 da Nick Macklon, esperto di ginecologia dell’Ospedale universitario di Southampton (Inghilterra), intitolata “Smettere di fumare non appena si ha la conferma della gravidanza evita le conseguenze negative alla nascita legate al tabacco“. Lo studio ha preso in esame il parametro più indicativo dei danni dovuti al fumo in gravidanza, il peso del neonato alla nascita. Macklon e i suoi collaboratori hanno analizzato il peso dei figli di donne appartenenti a diverse categorie: fumatrici, non fumatrici, ex fumatrici, fumatrici che hanno smesso subito dopo l’inizio della gravidanza o appena ne hanno avuto la conferma. Per quest’ultima categoria, i risultati hanno evidenziato che il peso medio dei bambini alla nascita era sensibilmente maggiore rispetto alle fumatrici “imperterrite”. Inoltre, la durata media della gravidanza era paragonabile a quella delle non fumatrici.

Il concetto fondamentale, quindi,  è che dire addio alle sigarette riduce il rischio di danneggiare il feto, e la riduzione del rischio è tanto maggiore quanto più precocemente lo si fa.

Fumo e allattamento
Molte donne riescono a evitare di fumare durante la gravidanza, ma ricominciano subito dopo il parto o l’allattamento. Questa è innanzitutto un’occasione mancata: teoricamente, interrompere per un tempo così lungo dovrebbe portare facilmente a dire addio per sempre alle sigarette. Se poi la ripresa dell’abitudine al fumo avviene mentre ancora si allatta, si espongono i bambini a rischi per la salute. Le sostanze nocive contenute nel fumo di tabacco, in linea di massima, passano nel latte, che viene impoverito sia dal punto di vista della qualità sia della quantità. Una conseguenza può essere una maggiore difficoltà a dormire del bebè, che si traduce in una maggiore irritabilità e in definitiva anche in meno ore di sonno per i genitori. Un altro effetto negativo è la maggiore probabilità del piccolo di essere soggetto a coliche intestinali. Inoltre sono diverse le patologie che possono derivare dal fumo respirato dai bambini: per esempio, per quanto riguarda l’asma bronchiale, si calcola che il 15% dei casi sia legato proprio al fumo dei familiari.

Le tecniche migliori per dire basta
Diverse sono le tecniche cui è possibile ricorrere. Alcune di queste prevedono la somministrazione di farmaci, come la vareniclina o il bupropione, fra le più usate a questo scopo in tutto il mondo. Purtroppo questi rimedi sono compresi fra le sostanze da evitare in gravidanza. Se una donna pensa di avere un figlio nel prossimo futuro, potrebbe comunque sottoporsi a queste terapie subito prima di concepire. Basta, per sicurezza, terminare l’assunzione del farmaco un mese prima di iniziare la gravidanza.

Se invece la gestazione è già iniziata, bisogna ricorrere ad altri metodi, per esempio un supporto psico-comportamentale, sia attraverso il counseling individuale, sia sotto forma di terapia di gruppo. Naturalmente, per quanto riguarda le donne in gravidanza e i genitori in generale, la salute del proprio bambino è, o almeno dovrebbe essere, uno stimolo in più. 

I danni del fumo passivo
Il fumo passivo respirato dalla madre fa male al feto, seppure in misura molto minore rispetto a quello attivo. Anche in questo caso, comunque, l’aumento del rischio dipende dalla quantità dell’esposizione. Di questa situazione tiene conto anche legge italiana: tanto è vero che l’importo delle multe per chi non rispetta i divieti di fumo viene moltiplicato se il fatto avviene in presenza di ragazzi di età inferiore ai 14 anni o di donne in evidente stato di gravidanza.


source: mammaepappa



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